Nella foto, oltre ai soci, nella foto sono visibili da destra: Rosalba
De Carlo, sua figlia Marinella Grassi ed un funzionario COOP.
cliente-degustatore. Grande stupore ha suscitato presso i soci partecipanti
l'approccio teorico con cui l'argomento è stato affrontato in apertura:
come se la cultura gastronomica locale non potesse essere di per sé
l'argomento di un seminario. In linea con lo spirito del corso, attraverso
il quale Coop voleva trasmettere l'importanza della consapevolezza del radicamento
alla propria terra, anche in termini gastronomici, la sorpresa relativa ad
una trattazione storica dell'argomento in questione, derivava essenzialmente
dal fatto che troppo spesso di cucina tipica si discute in termini approssimatori,
generici, esclusivamente legati alla logica della ricetta bella e pronta.
La Gastronomia Salentina invece può costituire da sola una chiave di
lettura della realtà di cui è espressione: esistono pietanze
in grado di raccontare la storia di una terra quanto interi trattati di economia
non potrebbero. Come trasmettere altrimenti la poesia e la commozione di una
dignitosa povertà che affida ai nomi delle pietanze le proprie ristrettezze:
le Patate cu l'agnellu fuciutu (patate con l'agnello fuggito, patate cioè
cotte senza agnello, ma con l'uso degli aromi tipici, al fine di illudere
riguardo alla presenza della tanto pregiata carne), o la Pasta cu lu pisce
a mare.
Ma oggi, cosa sta succedendo sulle tavole salentine?, chi ne è
il commensale e soprattutto cosa si aspetta di trovare nel proprio piatto?
A queste tre immense domande brevemente si può rispodere che, escludendo
la consistente presenza turistica, per la quale andrebbe fatto tutto un discorso
a parte, oggi il vero degustatore della tipicità salentina finalmente
è anche il salentino stesso. Affrancato dal pregiudizio secondo il
quale mangiare certe pietanze sia simbolo di provincialismo, il commensale
salentino è divenuto esigente e consapevole della ricchezza e della
salubrità della tradizione gastronomica a cui appartiene. Ahimè
lo scotto da pagare è che, posta in questi termini, la vera cucina
salentina, quella con alle spalle studi approfonditi, staccandosi dall'uso
quotidiano è divenuta un bene di lusso: se sono poche le massaie ancora
in grado di cucinare un vero pranzo salentino, sono praticamente introvabili
le giovani donne in grado di conservare tali tradizioni. Non resta che rivolgersi
ad aziende specializzate, che hanno fatto della tradizione il proprio punto
di forza. A rendere ancora più pregiata tale offerta gastronomica è
anche il moderno concetto di Dieta Mediterranea, il quale, se epurato da campagne
pubblicitarie e volute distorsioni, si dimostra in realtà ciò
che è sempre stato: il normale consumo di prodotti che un area in particolare
ha sempre prodotto, e dunque, più che una dieta, uno stile alimentare
fondato sul buon senso.
di Marinella Grassi
LE TENDENZE
Ci si riappropria della tradizione